Inizia un nuovo tempo di grazia e anche un nuovo cammino. Il termine del cammino cristiano è l’incontro con il Cristo. Non un incontro casuale o fuori programma, ma un incontro atteso, preparato, fatto cammino.
Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. Nelle domenica precedenti, leggendo i vangeli dell’attesa, abbiamo scoperto che l’attesa è realizzata con le lampade accese. Una attesa piena di luce. Infatti il primo segno che poniamo nella nostra liturgia domenicale sarà, appunto la lampada, la luce.
Gesù, salendo al cielo non ci ha lasciati orfani o delusi, ma pieni dei suoi doni. Noi siamo i servi che hanno in mano i poteri di Gesù: Andate, annunciate il vangelo. Guarite. Liberate. Rendete presente il regno di Dio. Questo sono i suoi poteri messi nelle nostre mani perché siano dati a tutti e a tutto il mondo.
Sono doni che dobbiamo rendere, non così come ce li ha dati, ben confezionati, ma fruttificati. E doni di Duo sono semi che devono essere messi a frutto, curati, irrigati, distribuiti.
La vigilanza non è fatta di ansie e di paure, ma di speranza. Ecco la grande virtù che sostiene il tempo della vigilanza, il tempo della vita ordinaria deve essere colmo di speranza per incontrare il Signore, che non verrà come giudice tremendo, ma come Misericordia. Che lo ha atteso, chi ha vissuto per questo incontro no ha timore.
Certamente l’incontro con il Signore non deve essere configurato con la morte. Lo dice Gesù: che venendo ci trovi svegli, cioè vivi pronti per essere conformati a Lui, appunto per aver lavorato, vissuto nei suoi doni e alla sua presenza. Tutto si faccia nel nome del Signore Gesù, ci esorta san Paolo.
Ecco il tempo dell’avvento: cammino, non nel vago ma sulla luce della Parola del Signore che si fa strada, chiarezza nel cammino. È dentro la sollecitazione della Parola del Signore che si realizza la vigilanza. La Parola del Signore è lampada accesa che ci rassicura in ogni momento: non importa se viene di notte o al canto del gallo, o al mattino, o in pieno giorno. L’incontro non ci stupirà perché siamo sempre presenti alla sua venuta.
La vigilanza deve avere un desiderio: la gioia. S. Tommaso d’Aquino dice: Non tutta la gioia sarà nei beati, ma tutti i beati saranno nella gioia. È la gioia, aspirazione suprema di ognuno che motiva la vigilanza e ci fa iniziare con speranza il nuovo cammino.